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Lituania: sostegno ai migranti bloccati al confine con la Bielorussia

12 febbraio 2022
Interventi caritativi
Sviluppo Umano Integrale
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Attraverso il Dicastero per lo Sviluppo Umano IntegralePapa Francesco ha inviato un contributo di 50.000 euro a Caritas Vilnius a sostegno delle persone ferme al confine con la Bielorussia e in preda del gelo invernale

Con questo gesto il Santo Padre ha voluto manifestare la sua “spirituale vicinanza” ai migranti al confine orientale della Lituania, affinché si possano supportare “le attività da essa realizzate” a beneficio di queste persone.

La somma, in collaborazione con la nunziatura apostolica in Lituania, si legge, “verrà impiegata in opere di assistenza e nell’acquisto di medicinali, prodotti alimentari, vestiti caldi al fine di alleviare le dure condizioni di vita cui le popolazioni sono sottoposte in questo freddo inverno, accentuate purtroppo anche dal protrarsi della crisi pandemica”. In questo modo, il Santo Padre, esprime anche il suo “paterno incoraggiamento”, più volte manifestato “nel corso degli Angelus domenicali a fine 2021 e inizio 2022 nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo che si trovano in quell’area”. 

La Lituania da mesi è sotto stress per l’azione della Bielorussia che tenta di far passare migliaia di migranti in Unione Europea attraverso la frontiera orientale, su cui la pressione aumenta ogni giorno di più. Le accuse degli ultimi mesi contro Minsk sono state quelle di usare uomini e donne come sorta di scudi umani in rappresaglia contro le sanzioni dell’Ue. A dividere la Lituania dalla Bielorussia è il posto di frontiera di Kamnenny Log, dove si ammassano migliaia di persone. Vilnius ha deciso quindi di rafforzare i controlli, di attuare respingimenti sistematici e di costruire un muro lungo 500 chilometri e alto 4 metri, i cui lavori sono iniziati il 4 novembre 2021.

Sul governo della Lituania sono piovute le critiche di molte organizzazioni non governative locali, che lo accusano di non rendere possibile a osservatori indipendenti l’accesso ai campi di accoglienza a ridosso della frontiera e di non garantire l’assistenza necessaria soprattutto alle categorie più vulnerabili come donne e bambini.